Nel viaggio della vita di cui vi sto parlando c’è stato un altro aspetto che pian piano ho imparato a lasciare andare via: la competitività.
Con questo termine mi voglio riferire proprio a quell’atteggiamento, molto accentuato in me, che mi portava a vivere ogni aspetto della mia vita in competizione. A pensarci bene ora mi viene da sorridere. In competizione con chi? Si può essere in competizione con un genitore, con un marito o moglie, con una persona che consideriamo amica o con qualsiasi altra persona con cui ci relazioniamo? Ora dico di no, m per tanto tempo, anzi direi da sempre, ho avuto quest’ atteggiamento molto forte. Lo giustificavo a me stessa con tutte le migliori spiegazioni, che tutti conosciamo, sulla “sana” competizione, ma nel mio atteggiamento non c’era nulla di sano. Ho compreso nel tempo che ciò era dovuto alla mancanza di conoscenza che avevo di me stessa, al mio mancato riconoscimento. Man mano che riunivo i pezzi del puzzle che mi caratterizzavano, diventava più chiaro, a me stessa ovviamente, quale fosse il valore, le attitudini, il ruolo in famiglia e nella società che mi appartenevano. Ed ecco che quest’ accanimento ha lasciato più spazio ad un altro sentimento e ho iniziato a gioire profondamente per il successo degli altri e ad osservare attentamente cosa manca nelle mie azioni quando non raggiungo un obbiettivo fissato. E la competizione dove è finita? E’ rimasta quello stimolo positivo che mi porta a dare il meglio di me nelle attività giornaliere. Riesco sempre ad avere questo stimolo? No, a volte mi accorgo di non mettere proprio tutto l’impegno che potrei, ma non mi sento più svuotata dal confronto perché il vero confronto ora è con me stessa. |
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Carmen Morronemail [email protected] Archives
Settembre 2023
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